Le Province: essenziali per garantire gli interessi diffusi del territorio
Il 30 gennaio scorso la Provincia di Vicenza ha aderito alla proposta dell’UPI per una Giornata di valorizzazione delle Province.
L’ordine del giorno proposto dall’UPI è stato approvato per ribadire l'infondatezza delle argomentazioni usate contro le Province, sottolineare la necessità di proseguire nel cammino delle vere riforme, dal federalismo fiscale al codice delle autonomie. Le riforme dovranno portare alla riorganizzazione dello Stato, alla chiara definizione delle funzioni di ciascuna Istituzione, all'eliminazione degli enti strumentali e alla semplificazione dell'intero sistema della PA. Il Presidente della Provincia interviene su questi temi .
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Presidente Schneck, la Provincia di Vicenza ha aderito alla Giornata di mobilitazione per l'istituzione Provincia promossa dall’Unione Province del Veneto. Ma perché oggi questo attacco a un ente intermedio ?
“ In Italia il 52 per cento del Pil è assorbito dalla spesa pubblica. E questa è la realtà che vedono tutti, più che in ogni altro Paese Europeo. Questo va affrontato. Non tutti però sanno che il costo istituzionale del servizio Provincia in Italia è di 100 milioni di euro contro un Parlamento la cui voce in uscita è di 2 miliardi e 500 milioni per 945 persone . Per qualcuno allora la soluzione sarebbe “eliminiamo le Province”. Ma che cosa avremmo risolto con 100 milioni di euro ? Gli sprechi sono altrove. E’ tutto il sistema amministrativo che va revisionato, mettendo in campo una seria caccia agli sprechi che non penalizzi però servizi e opere per il cittadino “
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In base al principio del decentramento, le Province in realtà sono da anni destinatarie di una serie di deleghe regionali in vari settori . Il federalismo dovrebbe ulteriormente valorizzare questo ruolo?
“Certamente. La Regione non riesce a gestire efficacemente le realtà composite del proprio territorio, che comprende ben 581 Comuni. Per questo la tendenza è a delegare in materie importanti come la viabilità, il lavoro, l’urbanistica. Anche perché il livello provinciale consente una programmazione strategica e una mediazione degli interessi in campo che a livello comunale non è fattibile. E questo ancor più appunto in ambiti di interessi collettivi essenziali ma trasversali come le strade, la protezione civile , la pianificazione urbanistica. “
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E’ cruciale il tema delle risorse..
La Provincia di Vicenza vive per il 78 per cento di entrate proprie che vengono dall’addizionale sull’energia elettrica e sull’immatricolazione auto. Quindi è fra quegli enti che operano nella cosiddetta “autonomia fiscale” ovvero tramite la capacità di amministrare denaro prodotto internamente. E di dare risposte dirette al territorio. Oggi, ancor più in un momento di forte crisi , nell’ambito dell’impiego, dell’occupazione , anche laddove i piccoli Comuni non hanno sufficiente forza per arrivare, sia in termini di supporto e consulenza, sia in termini di risorse economiche la visione programmatica globale e il supporto operativo può darli solo un ente sovracomunale come la Provincia. Senza coordinamento non c’è rete o razionalizzazione delle risorse che regga .
Ma il punto vero è : se queste funzioni non le svolge la Provincia, chi dà risposte, a che prezzo e come lo può fare ? Oggi nessuno può dimostrare che si possa rispondere a una cifra minore rispetto al costo istituzionale delle amministrazioni provinciali. Servirebbe 10 volte quella stessa cifra e senza il valore aggiunto di un contatto diretto e consolidato con il proprio territorio. Nessuno può sostituirsi alla Provincia senza aumentare i costi lasciando invariati i parametri di efficacia, efficienza ed economicità, condizioni cui l’amministratore deve puntare nello svolgere le proprie funzioni. “
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Quale pensa che sia la strada da percorrere ?
“Innanzitutto il federalismo. E’ il non -federalismo che produce i costi della pubblica amministrazione. Il governo centrale deve recuperare il suo ruolo per dare parametri per il bilancio, regole uguali per tutti , valutazioni con indicatori omogenei. E laddove si sfora o non si risponde ai criteri, la responsabilità dovrebbe essere realmente in capo all’amministratore. Senza eccezioni. E, come dicevo, poi una revisione globale dei livelli di amministrazione e di governo. Oggi serve coraggio perché il nostro Paese non è competitivo rispetto ai Paesi Europei e perché la delicata congiuntura economica sta togliendo il velo alle tante contraddizioni che affliggono il sistema Italia. E non vorrei che questo attacco alle Province, enti vicini al territorio, fosse un modo per sviare l’attenzione dal vero scompenso che affligge oggi la sfera pubblica italiana.”
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