Primo Consiglio. Il Presidente: risorse sempre più scarse per i servizi
“Non siamo qui per liquidare ma per amministrare. Ciascuno di noi ha accettato di candidarsi per un servizio civico di volontariato verso la comunità”. Lo ha voluto ribadire nel corso del primo consiglio provinciale, ma il Presidente della Provincia Achille Variati ha fatto persino di più. Espletate le formalità di rito, il sindaco di Vicenza ha deciso di informare l'assise non solo sull'esito del suo viaggio romano, ma soprattutto sulla grande preoccupazione legata proprio al nuovo incarico.
Con onestà intellettuale riconosciutagli da tutti gli eletti, ha voluto riservare la sua prima comunicazione all'assemblea proprio tracciando il futuro economico dell'ente, messo a rischio dalle leggi finanziarie dello Stato e dalle previsioni di restituzioni che metterebbero in ginocchio la Provincia, costringendola al dissesto e alla chiusura. Dopo aver infatti ricordato la natura e le cifre delle entrate – 52 milioni circa da Ipt (20 milioni), Rcauto (28,8 milioni) e rifiuti (3,3 milioni) – Variati ha puntato la lente sulle richieste del Governo centrale, in particolare sul prelievo dalle casse di palazzo Nievo di 8 milioni e 100mila euro, che aumenterà di 2 milioni di euro nel 2015 per assestarsi sui 16 milioni di euro nel 2016 e 2017 per effetto dell'ulteriore taglio di 1 miliardo alle Province. Basta allora fare una semplice operazione di sottrazione per comprendere quello che si prepara. “Nell'assemblea romana ho fatto allora una domanda molto semplice: come verranno assicurati i servizi? Con quali risorse?”.
La legge n.56 indica quelli fondamentali (viabilità, scuole, partecipate, assistenza tecnica ai piccoli comuni e pari opportunità) non riconoscendo tali nel contempo funzioni come la Protezione Civile, ma è tutto da capire come si potranno a quel punto espletare. Ed è inutile pensare che le risorse potranno essere mutuate dalla Regione, che pure assegna deleghe in tema di Lavoro, Formazione, Ambiente, Caccia e Pesca, Cave. “Perché già oggi – sottolinea il Presidente della Provincia non è così, visto che in tema di lavoro, ad esempio, il criterio è di un terzo dei fondi che arriva da Venezia e due terzi messi da palazzo Nievo”.
Insomma, il grido di dolore è forte e reale e tutti i sindaci e gli amministratori eletti hanno manifestato la propria disponibilità a metterci faccia e sostegno. “E' un grido di dolore per i servizi ed un gesto di rispetto verso di voi e anche verso i dipendenti, poi però sarà Roma a decidere. Ma dovranno dirlo loro se vogliono chiudere le Province”. Nelle prossime sedute consiliari si saprà di più sull'esito degli ulteriori incontri nella capitale. Come pure sulle modalità da seguire per la redazione del nuovo Statuto, figlio di questa rivoluzione ancora da compiersi.