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Pedemontana - l’assessore Pellizzari: “Non bastano i corridoi a tutelare la falda”

pubblicato il 06/04/2012, ultima modifica 10/04/2012

La Pedemontana fa i conti con l’acqua. I lavori di realizzazione della Superstrada si stanno scontrando con la necessità di tutelare l’area di ricarica delle falde dell’alta pianura vicentina, quella che dà da bere a buona parte di Vicenza e Padova e da cui attingono anche Verona, Venezia e Rovigo.
“Ben prima dell’inizio dei lavori –chiosa l’assessore provinciale alle Risorse idriche Paolo Pellizzari- la Provincia ha invitato la Regione a porre particolare attenzione all’area di ricarica delle falde interessata dal tracciato, visto che a causa del substrato ghiaioso in questo territorio ogni sversamento scende direttamente in falda. Mi stupisce che adesso si affronti il problema come se non fosse già noto in precedenza.”
La documentazione della Provincia risale a qualche anno fa. Già nel 2009, infatti, l’assessore Pellizzari inviava una lettera a Veneto Strade e all’ingegner Vernizzi manifestando la preoccupazione della Provincia per un tracciato che si sviluppava in trincea proprio nella zona di ricarica delle falde. “Ogni intervento in quest’area –scriveva Pellizzari- deve essere vagliato attentamente al fine di scongiurare qualsiasi pericolo di inquinamento o alterazione dell’acquifero”. Rispondeva l’ing. Fasiol, allora responsabile unico del procedimento, rassicurando che sarebbe stata riservata “particolare attenzione alle situazioni critiche, quali le condizioni del sottosuolo e le acque di falda”.
Un anno dopo toccava al Consiglio Provinciale puntare un faro sulla tutela ambientale dell’alta pianura vicentina. Con apposita delibera del giugno 2010 i consiglieri approvavano infatti le osservazioni al progetto definitivo della Pedemontana da inviare alla Regione Veneto riservando un apposito capitolo alle risorse idriche e un intero paragrafo alle acque meteoriche. Si sottolineava nella delibera che “vista l’estrema delicatezza dal punto di vista idrico della zona dell’alto vicentino attraversata dalla Pedemontana, si chiede che le acque meteoriche di dilavamento convogliate dalle superfici della piattaforma stradale siano adeguatamente trattate (con sedimentazione, disoleatura e affinazione con sistemi naturali) e infine convogliate in corpi idrici superficiali (per garantire almeno una minima dilazione) e non nel sottosuolo (mediante pozzi di infiltrazione o opere similari)”.
“In seguito –precisa Pellizzari- abbiamo monitorato la progettazione relativa alla Pedemontana, per verificare che le nostre indicazioni fossero prese in debita considerazione. Ad oggi non ci spieghiamo come sia possibile essere arrivati a questo risultato, alla rincorsa affannata di una soluzione che si sarebbe dovuta progettare sin dall’inizio. Ciò che conta, in ogni caso, è arrivare a capo della questione, tenendo bene a mente che i corridoi di protezione dei pozzi che Veneto Strade sta prendendo in considerazione sono sicuramente utili a preservare i pozzi di attingimento dell’acqua potabile, ma non sono sufficienti a tutelare l’integrità della fascia di ricarica che è molto ampia e va salvaguardata in tutta la sua estensione.”