Primi ritrovamenti al cantiere di scavi archeologici alle Fratte di Fimon
Fratte (Arcugnano), 3 giugno 2011
Una
punta di freccia in bronzo e chiare tracce della presenza di
focolari: sono questi i primi risultati degli scavi archeologici
in
località Fratte, nei pressi del lago di Fimon ad Arcugnano, a
riprova che l’uomo frequentava quest’area già dall’età del
bronzo, nel secondo millennio a.C.
Sono
iniziati da qualche giorno i lavori di scavo che si inseriscono
nel
più ampio progetto di indagine archeologica negli abitati
perilacustri delle Valli di Fimon (valore circa 150mila euro),
promosso dalla Provincia di Vicenza in collaborazione con la
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e sostenuto
dalla
Regione Veneto (10mila euro), dal Comune di Arcugnano (30mila
euro) e
dalla Fondazione Cariverona (50mila euro).
Ad
eseguirli è la Cooperativa Ara (Attività di Ricerca Archeologica)
di Siena, sotto la stretta supervisione di due direttori
scientifici:
la dott.ssa Elodia Bianchin della Soprintendenza per i Beni
Archeologici del Veneto e il prof. Alberto Broglio, uno dei più
grandi conoscitori dell’area per avervi già effettuato indagini 40
anni fa.
“
Più
di un anno fa –spiega l’assessore provinciale ai beni provinciali
Paolo Pellizzari- abbiamo eseguito ampie indagini intorno al lago
di
Fimon e abbiamo individuato le Fratte come area su cui
approfondire
le ricerche perché probabilmente più ricca di stratificazioni
antropiche, cioè di tracce della presenza dell’uomo, in una
successione di insediamenti dal 2000 al 1000 a.C..”
E’
stata quindi recintata un’area di 300mq dove sono finora stati
tolti 40-50 cm di terreno agricolo. E’ difficile fare una
previsione su ciò che si troverà, specificano i tecnici di Ara, ma
già si intravedono situazioni di frequentazione antropica come
frammenti di ceramica, ossa combuste e terra bruciata a
testimoniare
la presenza di un focolare. E poi, come detto, una punta di
freccia
in bronzo ancora tagliente.
Il
professor Broglio non si sbilancia, ma spiega che i carotaggi
fatti a
43 metri di profondità in collaborazione con il Centro Nazionale
Ricerche hanno tracciato la storia della vegetazione di Fimon fino
a
200.000 anni fa, confermandola come la più antica del versante
meridionale delle Alpi. Uno studio che ha anche messo in luce i
movimenti del lago, i periodi di secca e i periodi in cui invece
si
estendeva per 4-5 km quadrati e che è stato possibile proprio
grazie
all’analisi della torba e del limo, dove sono state trovate tracce
degli organismi che vivevano nel lago.
I lavori
continueranno per tutta l’estate e il cantiere rimarrà aperto
anche in settembre “per dare la possibilità agli studenti
vicentini –sottolinea Pellizzari- di venirlo a visitare e di
vedere
come funziona uno scavo archeologico”.
Nel
corso dello scavo si procederà nella raccolta ordinata di tutto il
materiale archeologico (manufatti in pietra, osso-corno, ceramica,
ecc.), nonché dei resti paleobotanici (principalmente carboni e
resti vegetali) e paleofaunistici (ossa animali anche di piccola
taglia).
“Crediamo nella valenza storica oltre che ambientale di quest’area –conclude il sindaco di Arcugnano Paolo Gozzi- Nel 2011 si celebra il centenario della morte di Lioy, grande naturalista vicentino che ha dedicato a Fimon studi e ricerche, e questi scavi sono di certo il miglior modo per ricordarlo. Stiamo anche lavorando ad un progetto ampio, che interessa Austria e Slovenia, per la realizzazione di percorsi turistici che interessano insediamenti neolitici.”