Piano di Gestione del Brenta: Pellizzari interroga la Regione
Esiste un Piano di Gestione del Brenta? E, se esiste, come mai non è stata attivata la procedura di emergenza la scorsa domenica? Lo chiede l’assessore provinciale alle Risorse Idriche Paolo Pellizzari alla Direzione Difesa del Suolo della Regione Veneto, a cui ha indirizzato una lettera per chiarire quanto successo l’11 dicembre nel tratto del Brenta che va dal Ponte della Vittoria a Bassano alla Friola di Pozzoleone, interessato ad una secca che ha causato un grave danno al patrimonio ittico e ambientale. Un vero e proprio disastro, non esita a definirlo Pellizzari, da imputare con molta probabilità ad una cattiva gestione dell’emergenza nata dal fermo impianto della centrale idroelettrica di Cavilla a Cismon.
“Non entro nel merito delle responsabilità anche penali dell’accaduto –commenta Pellizzari- ma ricordo che a norma di legge i fruitori della risorsa idrica sono tenuti al rispetto del Deflusso Minimo Vitale. Significa che non importa quale circostanza eccezionale si verifica, non importa che dipenda da fattori ambientali o umani, importa che sempre deve essere garantito al fiume un flusso d’acqua che lo mantenga in vita.”
Tanto più che l’area fluviale del Brenta è protetta dalla direttiva Habitat come sito di interesse comunitario per le sue caratteristiche ecosistemiche e la stessa direttiva prevede un Piano di Gestione che contempla azioni e protocolli necessari a evitare che normali eventi come un fermo impianto di una centrale idroelettrica possano trasformarsi in un disastro.
Di qui l’interrogazione di Pellizzari: esiste un Piano di gestione per il Brenta? Se sì, perché non è stato attivato? Se invece non esiste, si provveda con urgenza ad un protocollo operativo tra tutti gli utenti della risorsa del Brenta.
“Spiace –afferma l’assessore- dover riprendere il tema della difesa idrica del bassanese dopo che giusto in ottobre con i Sindaci dell’area ci eravamo rivolti alla Regione per limitare il prelievo dalle falde del Brenta. Ci auguriamo che il timore di comprometterne l’ecosistema sia un deterrente efficace contro scelte che lo danneggiano. E’ necessario –conclude- che la Regione garantisca un controllo costante sulle concessioni rilasciate, nelle centrali idroelettriche e nelle prese irrigue, per garantire la sopravvivenza del Brenta e delle sue peculiarità.”