L'integrazione dei giovani studenti stranieri passa per il Laboratorio di Italiano L2
Ottanta ragazzi selezionati, di cui 70 con presenza continuativa. Il progetto “Laboratorio di Italiano L2 per studenti neo arrivati” non registra solo numeri importanti ma si configura come piccolo, concreto viaggio sulla strada della integrazione e della dignità umana e personale.
“Mi sono battuta per attivarlo e promuoverlo – spiega l'Assessore Provinciale alla Scuola Morena Martini – innanzitutto perché mi sono accorta di una discriminante francamente non più accettabile, ovvero che decidevamo noi del futuro di queste persone. Quando si presenta un ragazzo che non parla la nostra lingua, non lo si indirizza al Liceo ma alle scuole professionali, considerate le più facili per la presenza di tanti laboratori. Senza pensare che comunque questi potrebbero essere anche una fonte di grande pericolo per lui, che non conoscendo l'italiano rischia di farsi male nell'uso di macchinari e sostanze. E poi c'è una considerazione che investe direttamente la dignità di ogni individuo. Per la legge ogni studente va inserito nella corrispondente classe d'età. Ora, pensate a un giovane cinese di 14 anni che arriva, si ritrova in una classe di coetanei solo e isolato, circondato da suoni sconosciuti, perché alla fine non sapendo l'italiano tali sono le parole degli altri. Questo finisce con il penalizzarlo e con l'accentuare il fenomeno della dispersione scolastica”.
Così, per l'anno scolastico in corso sono stati attivati 5 laboratori di italiano L2 in quattro Istituti Tecnici Professionali della provincia: il “Da Schio” di Vicenza, il “Ceccato” di Montecchio Maggiore”, il “Garbin” di Schio ed il leoniceno “Lonigo”. Cinque gli insegnanti esperti di italiano e dieci referenti del progetto (2 per scuola) coinvolti in una sperimentazione configuratasi su due diversi piani metodoligici: 3 giorni di full immersion in laboratorio linguistico (15 ore) e 3 di inserimento graduale nelle classi, sempre più multietniche per la presenza di ragazzi del Ghana, della Cina, dell'India, del Burkina Faso, della Serbia, della Costa d'Avorio, della Romania, del Bangladesh, della Macedonia solo per citare alcuni Paesi. Molto attiva la realtà scolastica montecchiana e lo confermano la dirigente Antonella Sperotto e la referente Lucia Meggiolaro. “I ragazzi avrebbero dovuto essere 16, ma è tanta la richiesta e la necessità che alla fine ne abbiamo selezionati 17. L'ultimo sta arrivando dal Kosovo. E' una intuizione importante, vincente”.
Fortemente voluta dall'Assessore Martini che ringrazia “La Regione Veneto, nella persona dell'Assessore Elena Donazzan, per il finanziamento di 198mila euro, gli istituti aderenti, intervenuti in modo flessibile sulla loro organizzazione oraria e di programmazione didattica, e poi il gruppo di esperti dell'Università Cà Foscari di Venezia senza il cui lavoro tutto questo non sarebbe stato possibile”.
Spiegano Graziano Serragiotto e Barbara D'Annunzio, del prestigioso ateneo veneziano: “E' una esperienza di cui va dato atto alla Provincia di Vicenza, visto che in tutta Italia sono pochissimi progetti così. E' stato creato un tavolo dove ognuno ha portato le proprie abilità con l'obiettivo di creare, attraverso l'inserimento di questi ragazzi, anche un modello adattabile e modulabile sulle singole scuole. E questo è un altro aspetto vincente, dal momento che, creato un modello, si permetterà ad altri di poterne seguire l'esempio senza perdite di tempo o esitazioni didattiche-amministrative che alla fine risultano fatali”.