Le indagini a Fimon raccontano la vita dell’uomo nel Neolitico
Si avvia
a conclusione lo scavo archeologico alle Fratte di Fimon. Prima di
lasciare spazio alle analisi di laboratorio, per confermare e
approfondire la natura dei ritrovamenti, è stato effettuato questa
mattina un sopralluogo alla presenza dell’assessore provinciale
Paolo Pellizzari e del collega comunale Federico Bedin, dei
tecnici
della Cooperativa Ara che stanno eseguendo gli scavi, della
Sovrintendente Elodia Bianchin e del professor Alberto Broglio che
impartiscono indicazioni scientifiche.
Evidente
anche ad occhio inesperto la presenza di aree di focolare ben
organizzate e provviste di sottostrutture (buche di palo, impronte
in
negativo di paletti) che documentano la presenza dell’uomo, così
come il materiale ceramico e i manufatti litici di tecnologia
laminare.
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Analisi
preliminari –spiega Elodia Bianchin- consentono un inquadramento
cronologico compreso tra una fase recente del Neolitico e una fase
iniziale dell’Età del Rame, tra metà V e fine IV millennio a.C. Le
aree di focolare sono numerose e vicine l’una all’altra, cosa
che ci fa pensare che siano di epoche successive, non
contemporanee,
e che le frequentazioni umane non fossero di lungo periodo ma
molto
probabilmente stagionali. Esami più approfonditi ci aiuteranno a
capire e a stabilire un excursus cronologico. “
Ciò che
è certo, per ora, è che l’indagine archeologica, effettuata dalla
Cooperativa Ara di Siena, risulta particolarmente complessa in
quanto disturbata dagli scavi di trincea che si ritrovano tra un
focolare e l’altro e che sono da ricondurre ai primi del ‘900,
quando la torba presente in quest’area veniva utilizzata a scopi
energetici.
La fase
di studio è affidata al Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche),
Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali, che analizzerà
oltre 1000 frammenti di carbone e legni, oltre 20 mila granuli di
polline fossile, più un numero imprecisato di semi, frutti, alghe,
spore di funghi e campioni geochimici. Questo lavoro richiede
molta
pazienza ai microscopi e molto tempo, ma entro la metà di ottobre
2011 saranno già disponibili i primi risultati importanti e le
datazioni radiocarboniche. La relazione tecnica finale è invece
prevista per fine anno.
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Torniamo
a Fimon –conclude Pellizzari- a cento anni dalla morte del Lioy,
grande naturalista vicentino. Oggi abbiamo più strumenti a
disposizione e la possibilità di ricavare maggiori informazioni
dallo studio di frammenti e pollini, per cui l’indagine sarà in
grado di rispondere a molti dei nostri quesiti relativi all’area
del lago di Fimon e, più in generale, del territorio vicentino. “