L'Assessore Martini commenta le olimpiadi di Vancouver
“L'esclusione di Giulia Gianesini è la cartina di tornasole di un movimento gestito con il manuale Cencelli”.
“Il successo di Razzoli alle recenti e per noi deludenti Olimpiadi invernali di Vancouver ha sollevato il velo sulla situazione paradossale che vive il nostro movimento agonistico e mette sotto accusa la gestione “politica”, da manuale Cencelli, di una Federazione quantomeno miope. Mentre, infatti, si continua a pensare che la neve dell'Alto Adige sia migliore di quella di altre zone del Paese, che abbia addirittura un valore taumaturgico, arriva per fortuna un altro ragazzo emiliano e stravolge ogni cosa.
E allora sotto con la retorica dello sciatore di città più veloce dei montanari, come se gli Appennini fossero collinette di poco conto. Basta, non se ne può più! Questo è fumo negli occhi. In realtà nella FISI persiste la convinzione, anzi la moda, che nello sci alpino bisogna soprattutto venire da certe Regioni per poter essere convocati in maglia azzurra.
Razzoli è l'eccezione che conferma una regola alla quale è stata serenamente sacrificata ad esempio la nostra Giulia Gianesini, la quale, tempi alla mano, probabilmente sarebbe andata a medaglia in Canada. Ma Giulia viene da Gallio, dall'Altopiano. E' troppo basso per essere visto e tenuto in considerazione? Chissà, forse i signori federali temevano che una volta sul podio si sarebbe messa a cantare a squarciagola l'inno nazionale, al contrario degli altoatesini che probabilmente la canzone di Mameli non la conoscono neppure in tedesco e che di fatto se ne restano sempre in silenzio. Come, del resto, le riprese televisive confermano.
Chissà, magari anche lei, come Razzoli, avrebbe dichiarato la propria emozione ed il proprio orgoglio nel guardare il tricolore salire sul pennone. Sono sciovinista? No, solamente stanca di subire l'arroganza di chi continua ad anteporre la real politik ai meriti delle persone ed i valori decoubertiani.
Mi fermo qui, ma prima una considerazione attinente al mio assessorato. Passata Vancouver sono ancora più decisa a perseguire la strada del Liceo Sportivo ad Asiago. C'è bisogno di una scuola che accompagni anche nella possibilità di residenzialità la crescita dei nostri giovani atleti. Come è noto, sono pochi gli Istituti che tollerano l'impegno pomeridiano dei tanti ragazzi impegnati nella pratica sportiva, cosa che invece negli altri Paesi è persino sollecitata”.