Salta ai contenuti. | Salta alla navigazione

E-mail istituzionale info@provincia.vicenza.it

E-mail posta certificata provincia.vicenza@cert.ip-veneto.net

Focus

Tu sei qui: Home / Focus / Patto del Lavoro vicentino: la quarta edizione si chiude con oltre il 40% di assunti

Patto del Lavoro vicentino: la quarta edizione si chiude con oltre il 40% di assunti

pubblicato il 10/11/2020, ultima modifica 10/11/2020

Il Patto del Lavoro vicentino compie 10 anni e fa un bilancio di quanto realizzato finora nel territorio. Per la prima volta in Italia, il Patto del Lavoro ha messo in rete i soggetti che intervengono nelle politiche sociali e del lavoro con un unico obiettivo: l’occupazione lavorativa dei vicentini.

I numeri parlano da soli: quasi 10mila persone coinvolte, cioè coloro che si sono sottoposti a colloquio per  verificare l’idoneità ad un inserimento; 4mila persone inserite nei progetti di lavoro; 1.079 assunti alla data del termine dei progetti, pari a oltre il 36 per cento degli inseriti.

A dispetto delle previsioni, anche la quarta edizione del Patto, ultima in ordine di tempo, si chiude con numeri rassicuranti. In totale sono stati attivati 411 inserimenti lavorativi, 67 sono ancora in corso mentre dei 344 conclusi ben 139 si sono trasformati in assunzione, con una percentuale pari al 40,41%.

“Un risultato enorme -commenta il presidente della Provincia Francesco Rucco- soprattutto se si tiene conto degli anni non certo facili in cui questi inserimenti sono avvenuti e delle persone, spesso  in situazione di svantaggio, a cui si sono rivolti. Il merito è di tutti coloro che ci hanno creduto, dagli enti pubblici alle parti sociali, dalle Ulss alle associazioni di categoria passando per la Regione e la Fondazione Cariverona, che hanno saputo fare squadra per un progetto che non aveva precedenti e che ha fatto scuola.”

Ad illustrarlo questa mattina erano presenti, oltre a Rucco, il consigliere provinciale delegato Mattia Veronese e i rappresentanti della cabina di regia.

Mattia Veronese ha raccontato il percorso del Patto. Nato nel 2010 come Patto Sociale per il Lavoro Vicentino, era il primo progetto a livello nazionale che metteva insieme tutti i protagonisti del mondo del lavoro. Alla chiamata della Provincia di Vicenza avevano infatti risposto con entusiasmo le Conferenze dei Sindaci, le Ulss, le associazioni imprenditoriali e le organizzazioni sindacali. Un accordo di cooperazione che ha convinto la Fondazione Cariverona, tanto da farle investire i primi 2,5 milioni di euro.

Gli ottimi risultati della prima edizione, con un totale di assunti pari a circa il 40% degli inserimenti lavorativi, hanno spinto la Provincia e i Comuni a proseguire nell’impegno e a rinnovare i finanziamenti, sempre con il supporto della Fondazione Cariverona.

Negli anni il progetto è passato di testimone in Provincia, da Morena Martini a Valter Orsi fino a Mattia Veronese, e ha cambiato nome, diventando Patto Territoriale per il Lavoro e l’Inclusione Sociale del Territorio Vicentino. Sono cambiate le modalità di azione, mettendo da parte gli interventi assistenziali dei primi anni e privilegiando invece gli inserimenti lavorativi. Quella che non è cambiata è la sostanza, cioè un gruppo che rappresenta il mondo del lavoro vicentino e che ha come obiettivo far incrociare domanda e offerta di lavoro, dando risposta lavorativa in particolare alla parte più fragile della società. Con questa logica, poi, il Patto è diventato un moltiplicatore di opportunità, visto che parte dei fondi sono stati impiegati per cofinanziare progetti regionali dedicati alle persone in situazione di svantaggio e ai disabili.

I Sindacati e gli attori coinvolti nella cabina di regia hanno sottolineato la necessità di continuare con il progetto, ad una prossima edizione, ora più che mai, in questo momento così delicato.

“Un circolo virtuoso -lo definisce Veronese- che porta beneficio al territorio. Abbiamo abbandonato la formula dei voucher e dell’assistenza, che certo è utile per superare situazioni di difficoltà economiche momentanee, ma non porta nulla sul medio e lungo periodo. Abbiamo preferito la strada più impegnativa dell’inserimento, che prevede tempi più lunghi, con una selezione e un’adeguata formazione, ma dà risposte concrete a chi vuole lavorare.”

archiviato sotto: