Addio all’architetto Adolfo Natalini, progettista del Polo Universitario di Vicenza. Rucco: “Ha saputo interpretare storia e contesto della nostra città”
E’ mancato ieri a Firenze l’architetto Adolfo Natalini, progettista del polo universitario di viale Margherita.
Un architetto che si è distinto nel suo settore per essere stato tra i fondatori di Superstudio, iniziatore della cosiddetta “architettura radicale”, tra le avanguardie più significative degli anni Sessanta e Settanta. Uno stile geniale e utopico a cui fece seguire un più funzionale schema classico, come quello utilizzato per il polo universitario di Vicenza: due edifici che dialogano fra loro e che bene si inseriscono in un’area a ridosso del centro storico.
“L’architetto Natalini -commenta Francesco Rucco, Presidente della Provincia di Vicenza- ha saputo interpretare e rispettare una città dominata dal classicismo palladiano e lo ha fatto dimostrando una particolare attenzione al contesto, al rapporto con la storia di Vicenza, all’uso di materiali costruttivi tradizionali, ma senza mai dimenticare la destinazione di questo complesso che ogni giorno deve contenere centinaia di studenti e che pertanto deve essere prima di tutto funzionale allo scopo. Di questo lo ringraziamo e con orgoglio leghiamo il suo nome a quello del polo universitario, i cui lavori di completamento ha seguito fino allo scorso anno, senza lesinare un consiglio o un accorgimento migliorativo.”
Il Presidente della Fondazione Studi Universitari, Silvio Fortuna, sottolinea “la grande eredità che ci lascia Natalini: una delle sedi universitarie più belle e funzionali che ci siano in Europa . La sua provata esperienza a Siena, Firenze e in Olanda e le sue qualità professionali si sono sintetizzate in quest’ultima opera, che ha realizzato solamente dopo avere studiato e conosciuto il patrimonio storico e artistico di Vicenza.”
Natalini preferiva l’originarietà all’originalità. Diceva lui stesso che “lavorare in città vuol dire lavorare in un contesto.(...) Dobbiamo costruire un’architettura appropriata al luogo, aggiungere la nostra scrittura su un palinsesto dove tante mani hanno già scritto. La città, con la sua storia di pietra, ci insegna come costruire.”.
E Vicenza di storia da raccontare ne ha davvero tanta. Per questo è ancor più lodevole lo sforzo di chi ha dovuto ideare un edificio nuovo in un contesto esistente di pregio. L’uso delle volte nelle coperture, quale richiamo alla basilica palladiana, e l’alternarsi della pietra bianca di Vicenza e del marmo rosso di Asiago sulle facciate vanno in questa direzione. L’impianto solido e il linguaggio sobrio lo rendono funzionale allo scopo.
Quanto all’università, proseguono i lavori di realizzazione del secondo edificio, a completamento del complesso universitario, che salvo imprevisti potrebbe essere pronto per l’inizio del nuovo anno accademico. L’inaugurazione sarà occasione per ricordare Adolfo Natalini.